venerdì 18 gennaio 2008

IL VANGELO SEGRETO DI MARCO? E' SOLO UN FALSO D'AUTORE

Il «Vangelo segreto» di Marco? È solo un falso d'autore


Di Luigi Walt


Che le bugie abbiano le gambe corte è cosa risaputa: ma per quanto tempo possono continuare a correre, senza che nessuno provveda a fermarle? La questione sembra applicarsi anche (e ciò sia detto con un filo d'amarezza) al mondo dell'università e della ricerca.
Uno di questi casi è sicuramente quello delle pubblicazioni di divulgazione storico-religiosa, soprattutto se consacrate al cristianesimo delle origini. Ma quanti «Codici da Vinci», quanti «misteri» del Mar Morto finiscono per polverizzare la ricerca e le fatiche di tanti seri studiosi, su questi stessi argomenti! Nondimeno, ogni regola ha le sue eccezioni: e così può capitare che siano persino gli studiosi suddetti a confezionare clamorose «bufale», ad uso e consumo dei profani e (perché no?) dei colleghi.
Un esempio recente l'ha fornito suo malgrado Morton Smith, il prestigioso storico del Mediterraneo antico scomparso nel 1991, docente alla Columbia University, e maestro fra gli altri di Jacob Neusner (tra le massime autorità mondiali negli studi giudaistici). Smith, nel 1958, si rese protagonista di una scoperta sensazionale: durante una spedizione presso il monastero di Mar Saba, a pochi km da Gerusalemme, ebbe infatti la ventura di rinvenire alcuni frammenti di un'epistola di Clemente d'Alessandria, il Padre della Chiesa vissuto fra 150 e 212 circa, giustamente considerato tra i più fertili intelletti del cristianesimo antico.
Clemente, di cui non si possiedono tuttora «altre» lettere, si rivolgeva in questa a un certo Teodoro, mettendolo in guardia dalle dottrine eretiche dei carpocraziani, gruppo gnostico di tendenze libertine: costoro avrebbero adulterato alcuni passi del «Vangelo segreto di Marco», una versione ampliata del Vangelo che sarebbe poi diventato canonico, e la cui lettura veniva consentita presso la Chiesa di Alessandria solo agli «iniziati ai grandi misteri». I carpocraziani, a questo già di per sé fantomatico Vangelo (che nella pletora degli apocrifi finora conosciuti risultava inedito), avrebbero in particolare aggiunto frasi «compromettenti», secondo le quali Gesù insegnava i «Misteri del Regno di Dio» in cerimonie notturne a sfondo iniziatico e sessuale, «nudo con nudo».
Come si comprende, il testo fece molto scalpore e pose diversi problemi agli studiosi. Accertata che fosse l'autenticità dello scritto, come si sarebbero valutate le citazioni del presunto «Vangelo segreto»? E in che rapporto sarebbe stato col testo canonico? La critica si divise fra posizioni radicali (il «Vangelo segreto» sarebbe una versione anteriore di Marco), moderate (l'apocrifo sarebbe spurio e secondario rispetto ai canonici), o decisamente scettiche (l'intera lettera non sarebbe attribuibile a Clemente: fra i sostenitori di quest'ultima posizione l'ex-allievo Neusner).
Orbene, a smantellare una volte per tutte qualunque ricostruzione immaginosa ci pensa ora un libro, appena uscito negli Usa , a firma del brillante neotestamentarista Stephen Carlson (The Gospel Hoax. Morton Smith's Invention of Secret Mark, Baylor University Press). Con dovizia di prove, e con una precisione tale che il filologo cede il passo al criminologo, Carlson dimostra infatti che la presunta epistola e i brani del «Vangelo segreto» in essa contenuti sono opera di un falsario (probabilmente lo stesso Smith!). Falsi confezionati benissimo (al punto da illuminare la scomparsa «inspiegabile» degli originali: Carlson ha potuto lavorare solo sulle foto), ma che la moderna ricerca - appoggiandosi alle prove fornite da accurate analisi grafologiche (il «tremore» del falsario), lessicali, stilistiche, e persino dall'esame ottico delle muffe sui fogli - può smascherare. Rimane insoluto un solo, autentico mistero: il motivo che spinse Morton Smith, o chi per lui, a fabbricare e diffondere un falso di tali proporzioni.


http://www.db.avvenire.it/pls/avvenire/ne_cn_avvenire.c_leggi_articolo?id=597700&id_pubblicazione=2

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